Rischio ischemico ed efficacia di Ticagrelor in relazione al tempo di sospensione degli inibitori P2Y12 nei pazienti con precedente infarto miocardico
Ticagrelor ( Brilique ) ha ridotto gli eventi cardiovascolari maggiori avversi ( MACE ) del 15-16% nei pazienti con precedente infarto del miocardio nello studio PEGASUS-TIMI 54.
Si è ipotizzato che i pazienti che hanno recentemente interrotto l’inibizione di P2Y12, anche anni dopo infarto miocardico, possano essere particolarmente a rischio di MACE e possano trarre particolare beneficio dal continuare o riprendere la terapia.
I pazienti in PEGASUS-TIMI 54 sono stati classificati dal tempo dall'ultimo inibitore di P2Y12 ( giorni: 30 o meno, da meno di 30 a 360, più di 360 ).
Il rischio di MACE e l'efficacia di Ticagrelor sono stati confrontati tra le categorie.
Nel braccio placebo, i pazienti che più recentemente hanno interrotto la terapia con inibitori di P2Y12 avevano un maggior numero di fattori di rischio, ma avevano ancora un più alto rischio di MACE dopo aggiustamento multivariato ( 30 giorni o meno, hazard ratio aggiustato, aHR=1.47, P=0.0051; 30 giorni-1 anno, aHR=1.28, P=0.073 ), rispetto a coloro che hanno interrotto la terapia più di 1 anno prima ( P per trend=0.0097 ).
Il vantaggio di Ticagrelor è dipeso dal tempo dall’ultima dose, con hazard ratio per Ticagrelor ( dosi aggregate ) rispetto al placebo di 0.73, 0.86 e 1.01, rispettivamente, per categoria ( P per trend per l'interazione inferiore 0.001 ).
Il beneficio in quei 30 giorni o meno dalla sospensione è stato simile a prescindere dal tempo dall’infarto miocardico ( inferiore a 2 anni, HR=0.73, vs 2 anni o superiore, HR=0.71 ).
In conclusione, il vantaggio di Ticagrelor per la prevenzione secondaria a lungo termine nei pazienti con precedente infarto miocardico e almeno un fattore di rischio aggiuntivo è apparso più marcato nei pazienti che hanno continuato l’assunzione o hanno ricominciato solo dopo una breve interruzione di inibitori di P2Y12, rispetto ai pazienti che si sono rivelati stabili a più di 2 anni da infarto miocardico e senza terapia con inibitori di P2Y 12 per più di un anno.
L'aumento di sanguinamento con Ticagrelor è stato simile indipendentemente da questo intervallo di tempo.
Ai medici che intendono adottare una strategia di terapia prolungata con inibitori di P2Y12 nei pazienti ad alto rischio, questi dati indicano un maggiore beneficio nella continuazione di tale terapia senza interruzione dopo infarto miocardico, piuttosto che ricominciare tale terapia in pazienti che sono rimasti stabili per un lungo periodo. ( Xagena2016 )
Bonaca MP et al, Eur Heart J 2016; 37: 1133-1142
Cardio2016 Farma2016
Indietro
Altri articoli
Impatto combinato dell’emicrania e dell’ipertensione indotta dalla gravidanza sul rischio a lungo termine di infarto miocardico prematuro e ictus
È noto che l’emicrania e l’ipertensione indotta dalla gravidanza ( PIH ) aumentino il rischio cardiovascolare. Tuttavia, l’evidenza è limitata...
Xagrid: rischio di trombosi incluso infarto cerebrale in caso di interruzione improvvisa del trattamento
L'Agenzia europea per i medicinali ( EMA ) e l’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ), hanno informato gli operatori...
L'infarto miocardico e la malattia infiammatoria sistemica aumentano il rischio di mortalità nei giovani adulti
I pazienti di età pari o inferiore a 50 anni che hanno sofferto di un infarto miocardico e hanno malattie...
Acido Linoleico plasmatico e dietetico e rischio a 3 anni di diabete di tipo 2 dopo infarto miocardico: un'analisi prospettica nella coorte Alpha Omega
E' stato studiato l'Acido Linoleico dietetico e le concentrazioni plasmatiche in relazione al rischio di diabete di tipo 2 nei...
Colesterolo LDL elevato e aumento del rischio di infarto miocardico e malattia cardiovascolare aterosclerotica in individui di età compresa tra 70 e 100 anni
I risultati di studi storici suggeriscono che un colesterolo LDL elevato non è associato a un aumento del rischio di...
Associazione tra terapia intravitreale anti-VEGF e rischio di ictus, infarto miocardico e morte nei pazienti con degenerazione maculare senile essudativa
Gli studi attuali che hanno valutato il rischio di ictus, infarto del miocardio e decesso nei pazienti sottoposti a terapia...
I fattori di rischio tradizionali potrebbero non spiegare l'aumento dell'incidenza di infarto del miocardio nella sclerosi multipla
È stato confrontato il rischio di infarto miocardico acuto incidente nella popolazione affetta da sclerosi multipla e una popolazione abbinata...
Infarto miocardico silente e rischio a lungo termine di insufficienza cardiaca
Sebbene l'infarto miocardico silente rappresenti circa la metà del numero totale di infarti miocardici, il rischio di insufficienza cardiaca tra...
Rischio maggiore di demenza vascolare nei pazienti sopravvissuti a infarto miocardico
L’aumento del rischio di demenza dopo infarto miocardico può essere mediato da fattori di rischio condivisi ( ad esempio, aterosclerosi...
La malattia infiammatoria intestinale correlata ad aumentato rischio di infarto miocardico
Uno studio ha dimostrato che i pazienti con malattia infiammatoria intestinale sono a maggior rischio di infarto miocardico. L'infiammazione cronica è...